Fare autostop non è per niente semplice. Io stessa, da viaggiatrice incallita quale sono, ho paura a farlo.
Eppure c’è qualcuna che non solo lo pratica, ma ha avuto il coraggio di attraversare tutta l’Europa così.
Oggi vi racconto la storia di Asia.
“Ho sempre sentito una certa irrequietezza. Quella che si prova quando si è costretti a rimanere in un posto o in una situazione che vorremo cambiare. Solo che non era facile identificare la vera natura del problema, specialmente quando si è ad un’età, quella dell’adolescenza, in cui non hai ancora le idee chiare e anzi, le idee te le vogliono inculcare gli altri.
Così, nell’estate dei miei 20 anni parto. Vivo in provincia di Padova e la destinazione è Madrid. Là mi attende un amico di vecchia data che ho voglia di rivedere.
Non mi è mai passato per la mente di prendere un aereo. Da subito mi è stato chiaro come avrei affrontato il mio viaggio: sola, a piedi e autostop. Pochi soldi solo per le emergenze.”
L’itinerario di viaggio di Asia
“Ho impiegato 6 giorni a raggiungere la Liguria (Genova), dopo 19 giorni di viaggio ero al confine con la Francia, al 32esimo arrivai in Spagna e dopo 41 giorni, arrivai finalmente ad abbracciare Francho a Madrid.
Al ritorno ci ho messo 5 giorni ad attraversare tutta la Francia, ed in un solo giorno ho percorso la Liguria da Imperia a La Spezia. Ho valicato gli Appennini camminando con un freddo bestiale da congelarmi i sentimenti, finché non ho trovato passaggi in auto, tra cui uno da un postino.
Un totale di 109 giorni di viaggio, all’incirca più di 50 passaggi in autostop, prosciugato una miriade di fontane (di cui una non potabile), 17 notti passate in tenda o sacco a pelo, poggiato i piedi su 3 stati e 15 regioni.”
Viaggiare a piedi facendo autostop: cosa significa
Al ritorno dal suo viaggio, Asia ha fatto le stime di quello che le è successo durante il viaggio.
Nel mio viaggio ho :
consumato due paia di scarpe
distrutto due pantaloncini
quasi congedato gli scarponi
bucato una maglietta
sono stata abbandonata dall’elastico delle mie mutande.
Però il santino della nonna è ancora intatto.
Ho dormito in tanti divani, in qualche ostello, qualche notte in tenda, molte volte in spiaggia con il sacco a pelo o sui lettini, in montagna, per terra nelle parrocchie, e una volta addirittura sul tetto di un camper.
Ho mangiato con preti e suore, donne sia giovani che anziane, uomini padri e nonni, famiglie allargate. Incontrato hippie che vivono vendendo spirulina, persone molto credenti in Dio, altre che parlavano di spiriti destinati a incontrarsi, persone di talento. Qualcuno mi dava un passaggio con diffidenza, qualcun altro aveva fatto autostop tutta una vita. E poi ho conosciuto gruppi di scouts, pellegrini, punk in van, lavoratori stagionali, artisti di strada, gente di tutti i giorni.
Ognuno di loro, nel bene o nel male, mi ha insegnato qualcosa. Dal come lavarsi al McDonalds, a come indossare bene uno zaino senza che ti distrugga le spalle; le ricette, i proverbi. Ho capito quanto poco basta per far del bene a qualcuno, a quanto amore si può trasmettere.”
Cosa ha imparato Asia da questo viaggio
“Questo viaggio è stata la prova che non mi servono molti beni materiali per essere felice. Ho appreso che la mia felicità risiede in gran parte nella libertà di decidere ogni giorno, cosa fare. Questo vivere alla giornata per qualcuno potrà essere destabilizzante (primi fra tutti i miei genitori) eppure amo l’idea di non sapere dove sarò a fine giornata e con chi.
Ma è anche stata la prova per tutte quelle persone convinte che il male sia sempre in agguato non appena si oltrepassa la linea che divide ciò che conosciamo e l’ignoto. La verità è che anche agendo con estrema cautela, seppur conoscendo perfettamente ciò che ti circonda, puoi incorrere in pericoli. Non serve andare dall’altra parte del mondo. E il male esiste ovviamente, ma non nella quantità che pensiamo. Le persone disposte a fare del bene sono molte di più, ma sono silenziose.”
Il più grande insegnamento che Asia ha tratto però è la bontà d’animo delle persone.
“Mi sono accorta di quanto grandi sanno essere le persone. Avvertono quando non stai bene e cercano di avvicinarsi per fare qualcosa. Oppure sentono la tua gioia e spensieratezza, e si avvicinano curiose, desiderose di sapere il messaggio di questa ragazzina dai capelli disordinati . Sono disposte ad aprire i loro cuori e le loro case a una sconosciuta. Fanno piccoli gesti silenziosi, nella notte, come lasciare un panino affianco alla tua postazione in spiaggia mentre stai dormendo.
Se ripenso a tutti gli incontri fatti, gli aiuti, i sorrisi, gli abbracci, i pianti e le risate con sconosciuti, come fossero amici, provo una stretta al cuore. Un nodo in gola e le lacrime agli occhi, perché mi emoziono facilmente, e anche questo lato di me ho imparato ad amarlo viaggiando.
Ero sola con tanti miei pensieri, ma ero sempre con qualcuno. Viaggiare in solitaria per me non è stata mai una limitazione, anzi una fortuna. Sono molto indipendente e preferisco prendere scelte per conto mio. Ma questo viaggio non è mai stato fine a sé stesso e chiuso al mondo. All’opposto, la porta era sempre aperta: chiunque era libero di andare e venire, rimanere con me per quanto volesse e poi andarsene.
Non è stato tutto facile, anzi. Tanti gli intoppi, le paure, i malumori. Ma tutto è servito. Mi hanno dato una lezione preziosa: vivi alla giornata e pensa ad ogni possibilità. Sii grata di ogni piccola cosa e non avvilirti se le cose non vanno come vuoi tu, perché se non vanno, c’è una ragione che scoprirai solo vivendo.”
Il blog di Asia: https://zugunruhe.altervista.org/mamma-vado-a-trovare-francho-a-piedi-la-mappa/
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